Un’intuizione fortunata mi ha salvato
Tutto è iniziato nell’agosto 2012. Non mi sentivo bene. Quasi all’improvviso non potevo più fare le scale perché non respiravo. Mi mancava il fiato. Era caldo e con alcuni amici decidemmo di andare qualche giorno in Val d’Aosta dove sarebbe stato più fresco, pensando di poter respirare meglio. Sono stata peggio al punto che non riuscivo a scendere nemmeno dal letto o fare qualche passo autonomamente. Mio marito mi portò subito dal cardiologo Prof. Alberto De Andreis, di Albenga, il quale mi visitò e mi dirottò subito a Santa Corona dal Prof. Lombardi. Mi ricoverarono e rimasi 19 giorni. Mi fecero esami generici e mi attaccarono subito una flebo. Fui sottoposta in anestesia a defibrillazione. I medici che mi ronzavano attorno per le visite quotidiane parlottavano tra loro, ma mi pareva che non ci capissero nulla. Nessuna diagnosi. Nessuno diceva nulla. Al che mi stavo chiedendo cosa stesse succedendo. Mia figlia voleva avere notizie, e la vedevo sempre piangere. Sempre stuzzicava i medici per sapere qualcosa su di me. Anche mio fratello e mia cognata hanno passato il loro calvario mentre io ero ricoverata a Santa Corona, al punto che mio fratello, disperato, nemmeno rispondeva più al telefono a quanti del mio paese (abito a Nasino, dove tutti ci conosciamo) lo chiamavano per avere notizie sul mio stato di salute. Molti compaesani mi sono venuti a trovare, praticamente non sono mai rimasta sola e questo mi ha dato una gran forza e volontà per continuare a lottare. Come ho fatto.
Al diciottesimo giorno, buttarono la spugna e mi dissero che il giorno dopo mi avrebbero dimessa, senza però trarre alcuna conclusione. Fortunatamente però il Prof. Lombardi, Direttore della Cardiologia, quando mi visitava, continuava a ripetere tra sé: “Non ci siamo! Non ci siamo! Non ci siamo!” Lo vedevo sempre più perplesso. A un certo punto mi comunicò che sospettava un’ipertensione polmonare e che mi avrebbe fatto trasferire direttamente a Bologna, dove c’era un importante centro specializzato per questa malattia, diretto dal Prof. Galiè. Fu lui stesso a telefonare e a fissare il trasferimento per me il giorno successivo. Un’intuizione veramente fortunata! Il giorno dopo arrivai a Bologna dove mi seguì personalmente il Dott. Andrea Rinaldi, dell’équipe del Prof. Galiè. Lo ringrazio per essere sempre stato così meticoloso, professionale e competente, era lui che mi sorreggeva ogni giorno quando mi dovevo pesare. Io barcollavo troppo e non ce l’avrei fatta a rimanere sulla bilancia da sola. Alla conferma della diagnosi ipertensione polmonare, io non ne feci un dramma, forse perché un po’ fatalista e molto determinata a lottare o forse perché sapevo dell’eccellenza di Bologna. Quando entrai al S. Orsola-Malpighi non camminavo più, non mi reggevo sulle gambe e avevo l’impressione che mi si staccassero i reni. Poi con l’aiuto di Marta, fisioterapista, che qui ringrazio, e con le cure appropriate, riuscii lentamente a scendere dal letto, sempre sorreggendomi, per andare in bagno. Un giorno mi raddrizzai e feci qualche passo autonomamente. Fu un successo incredibile! Mia figlia corse ad annunciare la notizia a mio marito e a mio genero che stavano aspettando di entrare. Era un sogno? No, era tutto vero! Grazie!
Le cure poco alla volta hanno cominciato a dare i loro risultati. Ora non sono tornata completamente come prima: in casa faccio quasi tutto, eccetto i pavimenti, ché quelli sono di mio marito. Faccio le scale e sono praticamente autosufficiente. Qualche mese fa tutto questo era assolutamente impensabile.
Desidero ringraziare il Prof. De Andreis e il Prof. Lombardi per avermi dirottato a Bologna, dove mi hanno fatto rinascere.
L’Ospedale S. Orsola-Malpighi è un po’ lontano dalla Liguria, ma come cure, come trattamento, dal primo medico all’ultimo infermiere io non posso che ringraziare tutti. Qui sono più “bordellosi” e in ospedale c’è sempre tanta confusione. A Bologna è un’altra cosa, una meraviglia, molta professionalità e molta umanità: mai visto una cosa simile prima. Desidero ringraziare di vero cuore Marzia dell’Associazione per la sua dedizione a noi pazienti e per avermi fatto conoscere AIPI. Attraverso le pubblicazioni periodiche mi sto documentando sulla malattia e su tutto quello che ruota intorno. Ho letto tutto con grande interesse e curiosità, soprattutto le storie dei pazienti.
Un grazie riconoscente va inoltre al Prof. Branzi, Direttore della Cardiologia, al Prof. Galiè che non ho conosciuto personalmente, ma che dirige un centro di così elevata bravura e specializzazione, e a tutti coloro che si sono presi cura di me mentre ero ricoverata al quarto piano del S. Orsola-Malpighi: con loro sono riuscita a superare terribili momenti. Ora non è più un sogno!