A 91 anni pensando ancora agli altri…
A febbraio ho compiuto 91 anni e fino all’anno 2000 il mio quadro clinico è stato buono. In quell’anno ho cominciato a perdere la sensibilità a una gamba. La mia dottoressa di base mi consigliò di andare da un neurochirurgo all’Ospedale Bellaria di Bologna. Nel recarmi agli ambulatori lungo un vialetto in leggera salita, feci fatica a respirare, andai in affanno e dovetti fermarmi più volte. Non ci feci caso più di tanto, ero lì per il problema alla gamba e a quella pensavo in quel momento. Nei mesi e anni successivi il problema non sparì, anzi a volte mi sembrava che si aggravasse, ma ero più preoccupata della mia gamba insensibile. In più ebbi vari attacchi di labirintite che mi fecero stare molto male. La mia dottoressa non dava importanza a questi sintomi di affanno e diceva che era colpa dell’età e che poteva essere un poco di esaurimento e di stato ansioso. Non ne ero però convinta, anche perché non avevo preoccupazioni particolari o motivi per essere ansiosa.
Per un certo periodo mi sembrò di star bene, ma a volte anche per una piccola salita o un lavoro fatto troppo in fretta mi veniva il fiato grosso. Poi mi riprendevo velocemente. In questo periodo mi dedicavo al volontariato; ogni mattina andavo in bicicletta alla casa di riposo comunale per dare da mangiare ai ricoverati e far loro un poco di compagnia.
La mattina del giorno di Santo Stefano del 2005 sentii che non ce la facevo, non riuscivo a muovermi e non potevo uscire di casa. Chiamai mia nuora che abita sotto di me. Mi portarono al Pronto Soccorso dell’ospedale di Imola dove restai ricoverata per 15 giorni: embolia polmonare.
Gli esami andavano bene, il cuore funzionava bene, ma io continuavo a non stare bene. La mia dottoressa mi consigliò di andare da uno specialista all’Ospedale Vecchio di Imola, il quale mi visitò e mi fece fare vari esami. Mi disse: “La mando a Bologna in un centro che sono sicuro farà al caso suo”. Io risposi che avevo una certa età e non me la sentivo di andare fino a Bologna! Poi mio figlio parlò con il Primario che mi aveva seguita sia nel primo ricovero a Natale sia in quello successivo a Pasqua 2006, il quale confermò di andare a Bologna in questo nuovo centro specializzato per l’ipertensione polmonare, punto di riferimento internazionale. Così si decise di andare a Bologna dal Prof. Galiè.
Mi visitò il Prof. Galiè in persona: gli raccontai la mia storia e, visti i vari esami e fatta la visita già, fece la diagnosi. Mi disse: “Per avere però una conferma certa occorre fare un esame un po’ invasivo che dura però pochi minuti (cateterismo cardiaco, ndr)”. Così a fine agosto sono stata ricoverata all’ospedale S. Orsola-Malpighi per due giorni. La diagnosi fu ipertensione polmonare. Il Prof. Galiè mi disse: “La circolazione polmonare a causa di piccoli emboli è compromessa e occorre rimuoverli per pulire i polmoni e permettere al sangue di riprendere a scorrere libero. È un intervento a torace aperto e l’età non aiuta, quindi bisogna pensarci bene! Vede quel paziente lì? – e mi indicò un signore che camminava sorridente lungo il corridoio, – è stato operato una settimana fa per lo stesso problema. Ma lui è più giovane”. L’intervento di “pulizia” ai polmoni fu, al momento, accantonato e quindi si procedeva, provando con i farmaci. Mi prescrissero il Revatio. Da subito sono stata molto meglio.
La gamba ha continuato ad essere insensibile e con lei anche il piede e così ho dovuto smettere di fare quelle lunghe e veloci camminate di 6 minuti lungo il corridoio durante le visite di controllo dal Prof. Galiè. Un sentito grazie agli operatori della pista di atletica…, sempre gentili e premurosi. Oggi mi aiuto con un carrellino che mi permette di muovermi, mi dà sicurezza anche per la labirintite, che non mi ha abbandonato. I polmoni e il cuore continuano ad andare bene grazie al Prof. Galiè, che mi ha voluto fare quell’esame un po’ invasivo.
Un grazie a Lui e a tutta la Sua équipe.
Anche i miei figli sono molto contenti, anzi, poco tempo fa, mio figlio Mario ha consigliato a un suo amico di andare dal Prof. Galiè, dove sua madre è rinata.
di Antonia Pirazzini