La mia “seconda vita”…
Mi chiamo Pier Mario Narduzzi, ho 49 anni e abito in Monte Romano, un piccolo paese in provincia di Viterbo.
Nella mia vita passata non ho mai avuto particolari problemi di salute fino al giugno del 2008, quando improvvisamente ho cominciato ad avvertire affanno, affaticamento, incapacità a svolgere qualsiasi tipo di sforzo fisico; anche salire le scale era diventata un’impresa.
Inizialmente ho pensato che questa condizione fosse dovuta allo stress legato ai ritmi di lavoro, agli impegni familiari ecc. Tuttavia con il passare dei giorni, la situazione non migliorava; perciò ho pensato di rivolgermi al mio medico curante, che mi ha prescritto una RX polmonare d’urgenza. Dalla radiografia è emersa una presunta polmonite bilaterale.
Sono stato per questo immediatamente portato al pronto soccorso dell’Ospedale Belcolle di Viterbo, dove sono stato ricoverato nel reparto di malattie infettive e sottoposto a cure antibiotiche e a dosaggi di cortisone, che tuttavia non hanno prodotto gli effetti positivi sperati; infatti la situazione anzichè migliorare, peggiorava. Era già trascorso quasi un mese dal mio ricovero e io continuavo a stare malissimo, non riuscivo più neanche ad andare in bagno e a lavarmi autonomamente.
Dopo una serie interminabile di ricerche ed esami è stata diagnosticata una sindrome da anticorpi antifosfolipidi, una malattia autoimmune che determina un eccessivo livello di coagulazione del sangue (nel 2007, circa un anno prima del ricovero, avevo avuto una trombosi venosa profonda dell’arto inferiore destro, curata con eparina, ma di cui non avevo mai approfondito le cause).
Con questa diagnosi, sono stato trasferito all’Ospedale Morgani-Pierantoni di Forlì presso il reparto di Pneumologia diretto dal Prof. Poletti, nel quale è stata confermata la diagnosi dell’Ospedale di Viterbo, ma in cui, per la prima volta mi è stata diagnosticata un’embolia polmonare (quella che in prima analisi sembrava un polmonite bilaterale), sono stato sottoposto a cure anticoagulanti con Eparina e a ossigenoterapia per 24 ore al giorno.
I dottori non ci davano grosse speranze di recupero e non vedevano cure possibili per la malattia. Nonostante ciò il Prof. Poletti ha consigliato a me e alla mia famiglia di rivolgerci all’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna, nel reparto di Cardiologia in cui operano il Prof. Nazzareno Galiè e il suo staff, perché considerato a livello europeo un reparto all’avanguardia nella cura dell’ipertensione arteriosa polmonare.
È stato fissato un appuntamento con il Prof. Galiè che mi ha visitato ed ha fissato la data per un ricovero programmato, dove sono stato sottoposto a vari esami. Nel frattempo per poter migliorare la mia capacità respiratoria mi è stato prescritto il Revatio, un vaso-dilatatore.
Dagli accertamenti effettuati, tra cui l’angiografia, mi è stata communicata dal Prof. Galiè e dal Dott. Palazzini l’eventualità di poter essere sottoposto a intervento di endoarterectomia polmonare per poter rimuovere chirurgicamente gli emboli che causavano l’ostruzione meccanica delle arterie polmonari. Io, pur consapevole dei rischi di un intervento così delicato, ho accettato immediatamente, perchè per la prima volta avevo una grande opportunità per migliorare le mie condizioni di salute.
Sono stato operato nel Marzo del 2009, nel reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi, dal Dott. Mikus. Ho trascorso il periodo post-operatorio prima in terapia intensiva, in seguito in terapia semi-intensiva, dove sono stato assistito da tutto il personale medico e infermieristico con amore, pazienza, ma soprattutto con grande professionalità. Io e la mia famiglia non finiremo mai di ringraziarli tutti perchè ci hanno restituito una seconda vita; quando dopo l’operazione e la riabilitazione mi è stata comunicata la sospensione dell’ossigenoterapia, ero incredulo e non mi sembrava possibile!
Oggi sto abbastanza bene, sono in terapia anticoagulante con Coumadin, conduco una vita normale, mi sottopongo volentieri ai controlli periodici perchè so di essere in buone mani. Ormai mi sento di far parte di una grande famiglia perchè conosco tutti, dal personale medico a quello infermieristico, con il quale scherzo spesso sul mio “fisico scultoreo”.
Quest’esperienza ci ha insegnato che il periodo peggiore nell’insorgenza della malattia è quando non si ha una diagnosi certa, per cui si brancola nel buio e non si riesce a vedere una via d’uscita al problema. Una volta che si conosce e ci si affida alle professionalità giuste, si riesce ad affrontarla e a conviverci. Io mi ritengo fortunato perchè il caso della vita ha voluto che arrivassi presso questo centro in tempi relativamente brevi, per cui ho ricevuto la giusta assistenza da parte di personale qualificato al tipo di problema.
I nostri ringraziamenti, vanno anche alla Signora Marzia Predieri – che ci ha più volte sollecitati a scrivere la nostra esperienza – che con spirito di sacrificio e grande generosità si dedica alla promulgazione delle iniziative di AIPI, con lo scopo di far conoscere l’ipertensione arteriosa polmonare, una malattia a molti sconosciuta, anche in ambito medico.
Pier Mario Narduzzi